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"Sperimentiamo la didattica"

di Francesco Farruggia

All'inizio di ogni anno scolastico cominciamo con progetti sottoprogetti e quant'altro.

Ma perchè non cominciamo mai a "sperimentare la didattica", cioè a fare, come si dice spesso, didattica laboratoriale in classe?

Probabilmente perchè siamo sommersi dai "prodotti", risultato spesso di non si sa quale percorso didattico, mentre dei processi di didattica non si sente nemmeno l'odore.

La mia preoccupazione è che ci stiamo spingendo un pò troppo verso tutto ciò che crea prodotti finiti, magari arricchiti dalla grafica e inseriti in un contesto ipertestuale, indubbiamente accattivanti, dovendo però spesso immaginare tutte quelle procedure che alla fine sono effettivamente quelle che producono apprendimento e che stanno a monte di una mostra, di una rappresentazione teatrale o di una presentazione ipertestuale.

E' incredibile, ma vero!

L'unico segno che la scuola lascia del suo lavoro è il registro, il verbale, la programmazione e la relazione finale.

Tanta carta e basta!

Non lasciamo in tal senso alcun segno che indichi la necessità di cambiare tutto, di modificare alcunchè.

Negli ultimi giorni di scuola siamo tutti presi dall'ansia di segnare nei registri le assenze dei nostri alunni e scrivere giudizi, di controllare che i verbali siano a posto e che nella solita carpetta ci siano tutte le programmazioni, le relazioni finali e i programmi per le classi d'esame.

Ma mi chiedo, a cosa può servire un registro ben compilato, un progetto ben articolato, se poi alla fine quando dobbiamo valutare abbiamo difficoltà a risolvere i problemi che abbiamo con i nostri alunni?

Diamo allora più importanza alla costruzione di processi, a come impostare i modelli del sapere con gli alunni e sprechiamo meno energia per la carta.

Solo così possiamo essere incisivi e motivare gli alunni all'apprendimento e, nello stesso tempo, lasciare nella scuola un segno tangibile del nostro lavoro.

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