I Fenici a Panormos

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I Fenici conoscevano bene le coste siciliane e le isolette vicine e commerciavano con gli abiatanti del luogo.

Con l'arrivo in Sicilia di numerosi coloni greci essi preferirono creare insediamneti stabili e territorialmente difendibili.

Fondarono così, nella Sicilia occidentale, Mozia posta di fronte a Cartagine e in seguito nacquero Solunto e infine Panormos.

Ci piace immaginare una piccola flotta di mercanti punici (cartaginesi) o fenici provenienti da altre colonie fenicie in navigazione sotto costa da Ovest verso Est lungo la Sicilia settentrionale. Siamo intorno all'anno 730 a. C. .

Superando la punta estrema dell’odierno Capo San Vito, scoprirono un enorme golfo (il Golfo di Castellammare) tutto sabbioso, poco adatto alle soste. Superando ancora gli speroni rocciosi dell’odierna Punta Raisi, di Capo Gallo e del Monte Pellegrino, subito dopo l’Addaura, notarono un tratto di costa che presentava il grande estuario di un fiume, luogo ideale per rifornirsi di acqua dolce. Le acque erano così calme e copiose che permettevano di risalire il fiume verso l’interno e trovare un facile riparo al naviglio. Il luogo doveva apparire particolarmente bello e rilassante oltre che suggestivo. La foce generava un ampio bacino, in alcune parti paludoso, ricco di canne e papiri, un ambiente favorevole alla riproduzione di uccelli migratori ed animali acquatici stanziali.

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Questo luogo venne chiamato Panormos (nome di origine greca che vuol dire tutto porto) e opportunemente attrezzato avrebbe permesso l'attracco alle navi che all’interno dell’estuario potevano essere protette dalle mareggiate e celate alla vista di altri naviganti.

Risalendo i due bracci del fiume gli esploratori si accorsero che non si trattava di un unico corso d’acqua ma di due distinti fiumi: il Kemonia ad oriente (oggi deviato in direzione del fiume Oreto) e il Papireto ad occidente (oggi ingrottato).

Il tratto di terra che veniva generato dai letti dei due fiumi era fresco e ventilato, degradante verso il mare e nel punto elevato, circa 30 metri sul livello del mare, risultava ottimale come luogo di osservazione e favorevole all’insediamento umano. Nacque così nell’area prescelta il primo nucleo abitativo fenicio che prese il nome di Paleapoli. I residenti della Paleapoli, genti composte da diverse etnie tra cui indigeni siculi, greci, fenici e puni, col tempo fortificarono la loro città; alzarono alte mura difensive (che ancora oggi si possono vedere ad esempio in Corso Alberto Amedeo, in Via del Bastione ed in altri punti della città) e crearono diverse porte di accesso (presumibilmente 4) che all'imbrunire o in caso di pericolo venivano chiuse.

La Paleapoli crebbe velocemente con l'aumento della popolazione e l'intensificarsi dei commerci con Cartagine.

Si rese necessario, quindi, costruire nuove abitazioni, botteghe artigiane e magazzinia al di fuori delle mura di cinta, verso il mare.

Nacque così una nuova città ormai più punica che fenicia: la Neapoli, che a sua volta fu un tutt'uno con la Paleapoli e venne  difesa anch'essa da alte mura in continuazione della cinta originaria.

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