Conoscere
la comunicazione visiva è come imparare una lingua, una lingua fatta solo
di immagini ma di immagini che hanno lo stesso significato per persone di
qualunque nazione e quindi di qualunque lingua.
Il
linguaggio visivo è un linguaggio, forse più limitato di quello parlato,
ma certamente più diretto. Un esempio evidente lo abbiamo nel buon cinema
dove non occorrono più parole se le immagini raccontano bene una storia.
La nostra
istruzione , in genere è di carattere letterario e le immagini non sono
mai state abbastanza considerate dai letterati per questo loro valore di
comunicazione, tanto è vero che, ancor oggi, molti letterati accettano,
per esempio per il loro ultimo libro, copertine e impaginazioni
assolutamente inadatte, come se una persona, vestita di rosso e di
ermellino come un re, andasse a sedersi in una cabina telefonica pubblica,
per tenere un discorso di alto tono sulla incomunicabilità tra i turchi
del Trecento e i ceramisti di Albisola.
Molti di
questi problemi erano già noti agli artisti delle epoche passate, essi li
conoscevano per intuizione e li avevano collaudati con l'esperienza.
Tutte le
regole della tecnica erano buone regole di comunicazione visiva:
l'accostamento dei colori per ottenere il massimo della brillantezza o
comunque un effetto voluto, le regole di composizione che arrivavano fino
alle misure armoniche della sezione aurea, e tutto ciò che i dadaisti
hanno buttato all'aria perchè (a ragione) erano ormai regole inadatte
alla nuova sensibilità, regole stancamente applicate nelle scuole
statiche, regole che appartenendo al passato diventavano pura accademia e
infatti l'arte di quei tempi andava sempre più restringendo la sua
funzione di comunicazione visiva per diventare un fatto di elite, valido
solo per competenti altamente specializzati.
Tanto è vero che ancora oggi ci vogliono gli interpreti ( i critici d'arte) per
spiegare al pubblico ignorante che cosa l'artista voleva dire.
Di pari
passo gli artisti si sono sempre più chiusi nella loro torre d'avorio,
nei loro linguaggi segreti e così oggi siamo nel bel mezzo della massima
confusione dalla quale si può uscire solo ristabilendo delle nuove regole
per la comunicazione visiva, regole elastiche e dinamiche, non fisse per
sempre, trasformabili continuamente, che seguano il corso dei mezzi
tecnici e scientifici usabili nelle comunicazioni visive, che siano
soprattutto oggettive, cioè valide per tutti, e che diano una
comunicazione visiva tale che non abbia più bisogno di interpreti per
essere capita.
La proporzione e la
posizione delle varie parti di una composizione grafica devono di solito
essere in "equilibrio" per facilitare una esatta
interpretazione.
Grazie all'equilibrio si
può evitare di realizzare composizioni prive di ordine e quindi
sgradevoli. Il non equilibrio è la totale pura casualità, cioè la
scelta gratuita della posizione di una figura all'interno di una
composizione grafica.
Tuttavia l'equilibrio non
deve essere un principio assoluto, altrimenti si rischia di rendere
statiche e ferme le nostre realizzazioni. Uno squilibrio compositivo può
esprimere una forza dinamica di grande impatto. In un quadro, la posizione
asimmetrica di una figura (ad esempio una figura umana) può essere
controbilanciata da un oggetto con il quale non ha nessun rapporto fisico
(ad esempio un drappo rosso sullo sfondo).
Nelle arti figurative
esistono due tipi di equilibri, quello delle forme e quello dei colori.
L'equilibrio delle forme si può ottenere anche attraverso una scena
estremamente movimentata oppure usando oggetti diversi ma con uguale
"peso" visivo.
Una composizione grafica
può anche trovarsi in "non equilibrio" a patto che questa
scelta progettuale scaturisca da un attento studio di tutte le componenti
della scena e non da una banale casualità.
A volte succede che
composizioni dal disegno statico prendano vita se si usano colori vivaci e
ben distribuiti. In altri casi si può verificare l'inverso, colori troppo
piatti e poco contrastati rendono "bloccata la scena".
L'impaginazione
In ogni rappresentazione grafica l’unità
strutturale è condizione necessaria per il raggiungimento
dell’equilibrio.
E la struttura di un impaginato paradossalmente non
viene definita dagli elementi che lo compongono, come spesso si tende a
pensare, ma dagli spazi neutri che questi creano in relazione agli altri
elementi e ai bordi del documento.
Un difetto che solitamente si rintraccia sia nei documenti cartacei che in
quelli destinati al web, è che sono pieni di testo.
Si tende a
dimenticare che il bianco in un impaginato non è soltanto piacevole, ma
è soprattutto utile. Utile per far respirare tutti gli elementi contenuti
nella pagina e per renderla più semplice ma allo stesso tempo molto più
elegante. Gli spazi bianchi inoltre rappresentano per i nostri occhi delle
salutari pause che rendono meno pesante la lettura.
Gabbie per l’Impaginazione
Ma come riuscire a coniugare testo, fotografie ed illustrazioni in modo da
dare ad ognuno di loro la giusta enfasi ed il giusto equilibrio? La
risposta sta nelle gabbie per l'impaginazione.
Le gabbie, solitamente utilizzate per documenti tipografici (riviste,
cataloghi, brochure, etc..), vengono comunemente utilizzate anche dai web
design nella creazione delle loro pagine HTML. Già perché una gabbia,
come una tabella, non è altro che la suddivisione geometrica di una
superficie secondo precisi calcoli e precise proporzioni. Colonne, margini
e spazi, influenzati da titoli, foto ed illustrazioni, creano le zone in
cui si adagerà il testo. Spesso risulta utile partire da suddivisioni
semplici e schematiche, magari anche aiutandosi con una serie di schizzi,
per poi affinarle fino ad ottenere soluzioni complesse pur mantenendo
l’equilibrio impostato con le gabbie.
Nelle composizioni tradizionali si tende a seguire questo schema
compositivo:
a) impostare le gabbie; b) creare il titolo; c) posizionare e formattare il testo; d) inserire le immagini e gli elementi grafici; e) modellare l’insieme.
I blocchi di testo
Il blocco di testo, in effetti è il cardine su cui si costruisce l'intera
composizione. Il testo sarà collocato nella gabbia in modo da creare una
certa uniformità di composizione. Anche in questo caso, una serie di
schizzi può aiutare a valutare l'impatto visivo fra i vari elementi
grafici per spezzare la monotonia del testo.
Talvolta, può essere necessario inserire dei sottotitoli per equilibrare
la composizione, questi hanno sempre un corpo intermedio tra quello del
titolo e quello del testo.
Anche per quanto riguarda la gestione dei paragrafi (o blocchi di testo)
può essere utile seguire alcune norme elementari al fine di migliorare la
qualità dell’impaginato.
Il valore consigliabile per l'interlinea (distanza fra le righe) è
1,5. Un valore minore, come 1 (interlinea singola), è sconsigliabile per
comporre un'intera pagina, in quanto comprime troppo il blocco di testo;
la si può eventualmente limitare a porzioni che devono differenziarsi dal
discorso principale, come nel caso di elenchi o citazioni. L’interlinea
singola è consigliabile solo nel caso in cui i blocchi di testo siano
separati fra loro da righe vuote.
Per quanto riguarda la posizione del testo nella pagina, il consiglio è
quello di stabilire dei valori per i margini e rispettarli in tutto il
documento. Ovviamente è buona norma evitare che i testi si avvicinino
troppo ai bordi della pagina.
La leggibilità di un testo è anche influenzata dalla sua giustezza
(o lunghezza massima di una riga). Una riga troppo lunga è sconsigliabile
perché stanca l'occhio. Così, componendo un documento, è meglio non
sfruttare tutto lo spazio orizzontale. Anche nelle pagine web è meglio
distribuire il testo lasciando un buon margine da un lato o da entrambi.
Immagini ed elementi grafici
Molto spesso nella composizione grafica è presente un'immagine.
Il suo inserimento inizialmente può creare uno squilibrio visivo che deve
essere bilanciato con titoli, sottotitoli, e testo; la composizione
perfetta si raggiunge solo quando ognuno di questi elementi, anche lo
stesso testo, viene utilizzato per “creare” equilibrio, come fosse
un’immagine, con una propria forma ed un proprio colore.
Un ultimo consiglio: non lasciatevi irretire da clip art, ornamenti ed
elementi decorativi standardizzati e di cattivo gusto offerti da Internet
o da qualche cd acquistato in edicola. Non sono questi gli elementi che
danno personalità e attrattiva ad un documento. Molto meglio prendere
confidenza con un software grafico e far lavorare la vostra fantasia. E
soprattutto ricordate che ogni elemento grafico ed ornamento non deve
sembrare casuale, ma avere un senso e contribuire a migliorare la
comunicabilità del documento.
Leggi della Gestalt e
principi di composizione grafica Data: Tuesday, 12
February @ 13:38:33 CET Argomento: DIGITAL_LANGUAGES Autore: Antonio Rizzo
Viaggio
breve tra i più noti principi della Gestalt
e le loro ricadute e relazioni con il grafic
design e la percezione.
Tutto ebbe inizio mentre... Max era sul treno in partenza per una vacanza
quando all’altezza di un passaggio a livello fu
attratto dalle luci rosse lampeggianti; gli erano
sembrate le luci dell’ingresso di un teatro.
Questa illusione gli fece abbandonare...
Max era sul treno in partenza per una vacanza
quando all’altezza di un passaggio a livello fu
attratto dalle luci rosse lampeggianti; gli erano
sembrate le luci dell’ingresso di un teatro.
Questa illusione gli fece abbandonare
immediatamente l’idea della vacanza. Scese dal
treno nella stazione di Francoforte sul Meno dove
acquistò uno Zoetrope, uno strumento per animare
immagini.
Affittò una stanza in un albergo e nella quiete
della sua stanza Max costruì la propria striscia
di immagini, fatte non di oggetti riconoscibili
bensì di semplici linee e punti.
Ne costruì diverse ed iniziò ad esplorare
l’effetto del movimento apparente. Ad ispirarlo
in quell’assemblaggio di linee erano le
riflessioni di Christian von Ehrenfels, suo
maestro a Praga, che circa 20 anni prima aveva
sostenuto in una pubblicazione intitolata ‘Sulle
qualità della forma’ che una melodia è pur
sempre riconoscibile anche quando suonata con note
differenti. Per Christian von Ehrenfels era chiaro
che se una melodia e le note che la compongono
sono così indipendenti allora l’insieme non è
la semplice somma delle sue parti, ma qualcosa di
più, una Gestalt.
Allo stesso modo Max Wertheimer sentiva che il
movimento apparente non è generato dai singoli
elementi bensì dalle loro relazioni dinamiche
e che non tutte le configurazioni di immagini
presentate in rapida successione inducono
l’effetto del movimento apparente. Iniziò così,
nel 1910, la prima esplorazione sistematica dei
principi di composizione visiva, esplorazione che
condusse alla formulazione della teoria della
Gestalt ed alla enunciazione delle sue leggi.
Di seguito esporremo alcuni dei principi più noti
della Gestalt e li metteremo in relazione con
altrettante euristiche della composizione grafica
al fine di documentare come queste euristiche, che
a volte si sono sviluppate e imposte anche
autonomamente, trovino nelle leggi della Gestalt
una spiegazione e soprattutto una fonte per
ulteriori sviluppi.
Partiamo, in questa breve esplorazione, dalle
stesse parole di Wolfang Köhler, uno dei due
allievi reclutati da Max nel suo soggiorno a
Francoforte, tratte da ‘Principi dinamici in
psicologia’ (Köhler, 1940; Trad. It. Giunti,
Firenze 1966):
Abbiamo dunque chiamato gestalt le unità
relativamente indipendenti e dotate di forma che
si aggregano nel campo visivo. Al loro interno
vale il principio che le loro proprietà dipendono
dalla loro posizione nella configurazione
totale…
Ciò si vede molto bene nel rapporto di figura e
sfondo, due proprietà quasi sempre presenti in
ogni percezione visiva…
Nel disegno di fig. 2 si vede come una specie di
stella: se si prolungano gli archi che delimitano
i tre settori verso l’esterno, fino a formare
una circonferenza completa (fig. 3), in un primo
momento la stella resta ben visibile. Ma se la
sifissa a lungo nel centro, di regola essa
scompare improvvisamente dopo qualche secondo, ed
al suo posto si vede un’altra stella formata dai
tre settori più ampi del disegno.
Questa stella scompare poi a sua volta per dar
luogo nuovamente alla prima, e così via. Gli
stimoli cromatici sono gli stessi sia nei settori
larghi che in quelli stretti: ciò nonostante una
proprietà ben visibile, che certamente no sfugge
all’osservazione, può passare dall’una
all’altra area stellata.
La superficie di quella parte del campo che è
stella – sia che si tratti di quella a settori
larghi, sia di quella a settori stretti – ha un
aspetto compatto, materiale; mentre le superfici
interposte sono vuote, puro sfondo.
In contrapposizione a questo modo di apparire, si
designa il carattere dell’altra zona come quello
di una figura, e ciò perché solo l’area che
appare compatta e materiale ha una realtà come
gestalt o figura, mentre lo sfondo appare come
un’area indifferente e priva di forma, sulla
quale (anzi un po’ davanti ad essi) la figura è
posta.
Resi attenti da quell’esempio, rileviamo che
ogni superficie segregata in modo da costituire
un’unità indipendente nel campo visivo, che noi
chiamiamo gestalt, si distingue visivamente dallo
sfondo circostante per questa proprietà della
compattezza o materialità, e che ogni oggetto
nello spazio visivo possiede questo carattere.
Figura 1. Zoetrope (in alto a sx)
Figura 2. Stella di köheler
Figura 3. Doppia Stella di köheler
Legge della Figura/
Sfondo: Uno stimolo é percepito solo
in contrasto al suo sfondo
Il principio della figura/sfondo è uno dei
principi base della percezione ed è usato
continuamente nella composizione grafica.
In ultima analisi si riferisce alla nostra abilità
di distinguere i potenziali oggetti in base al
contrasto, ed infatti nei termini del graphic
design esso è noto come principio del Contrasto.
Graphic Design: Usare il contrasto per
aggiunge interesse visuale al documento e creare
gerarchie e connessioni fra i vari elementi. Il
contrasto deve essere netto e non solo accennato
(altrimenti si ha semplicemente conflitto).
Legge della Prossimità:
Più sono fra loro vicini due o più elementi
maggiore è le probabilità che essi siano visti
come una figura.
Graphic Design: Raggruppare elementi
semanticamente contigui attraverso la vicinanza
spaziale
Legge della Similarità:
Elementi visivi tra loro simili (per forma,
colore, dimensione, movimento, etc) saranno visti
collegati.
La similarità è un prerequisito per notare la
differenza.
Graphic Design: Fornire ritmo e consistenza
ad documento per mezzo della ripetizione, che
permette di rafforzare i legami fra parti separate
Legge della Chiusura:
Linee e forme familiari anche se non sono chiuse e
complete sono percepite come linee continue e
forme chiuse piuttosto che come linee e forme
incomplete.
Uno stimolo viene completato creando bordi
artificiali
Graphic Design: Allineare gli elementi
grafici in modo da creare dei collegamenti fra
elementi interrelati attraverso l’organizzazione
dello spazio secondo linee invisibili. Questo è
più semplice adottando un allineamento laterale
piuttosto che centrale
In conclusione di questa breve eplorazione delle
relazioni tra la Psicologia della Gestal ed il
Graphic Design suggeriamo per chi volesse iniziare
ad approfondire i rispettivi argomenti:
Robin Williams (1994) The Non-Designer Design
Book. Berkely, CA: Peachpit Press
Gaetano Kaniza (1980) La grammatica del vedere.
Bologna: Il Mulino
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Idearium.it - Italian Interaction Design Network http://www.idearium.it/