Tratto da Design e Comunicazione Visiva

Bruno Munari

Conoscere la comunicazione visiva è come imparare una lingua, una lingua fatta solo di immagini ma di immagini che hanno lo stesso significato per persone di qualunque nazione e quindi di qualunque lingua.

Il linguaggio visivo è un linguaggio, forse più limitato di quello parlato, ma certamente più diretto. Un esempio evidente lo abbiamo nel buon cinema dove non occorrono più parole se le immagini raccontano bene una storia.

La nostra istruzione , in genere è di carattere letterario e le immagini non sono mai state abbastanza considerate dai letterati per questo loro valore di comunicazione, tanto è vero che, ancor oggi, molti letterati accettano, per esempio per il loro ultimo libro, copertine e impaginazioni assolutamente inadatte, come se una persona, vestita di rosso e di ermellino come un re, andasse a sedersi in una cabina telefonica pubblica, per tenere un discorso di alto tono sulla incomunicabilità tra i turchi del Trecento e i ceramisti di Albisola.

Molti di questi problemi erano già noti agli artisti delle epoche passate, essi li conoscevano per intuizione e li avevano collaudati con l'esperienza. 

Tutte le regole della tecnica erano buone regole di comunicazione visiva: l'accostamento dei colori per ottenere il massimo della brillantezza o comunque un effetto voluto, le regole di composizione che arrivavano fino alle misure armoniche della sezione aurea, e tutto ciò che i dadaisti hanno buttato all'aria perchè (a ragione) erano ormai regole inadatte alla nuova sensibilità, regole stancamente applicate nelle scuole statiche, regole che appartenendo al passato diventavano pura accademia e infatti l'arte di quei tempi andava sempre più restringendo la sua funzione di comunicazione visiva per diventare un fatto di elite, valido solo per competenti altamente specializzati.

Tanto è vero che ancora oggi ci vogliono gli interpreti ( i critici d'arte) per spiegare al pubblico ignorante che cosa l'artista voleva dire.

Di pari passo gli artisti si sono sempre più chiusi nella loro torre d'avorio, nei loro linguaggi segreti e così oggi siamo nel bel mezzo della massima confusione dalla quale si può uscire solo ristabilendo delle nuove regole per la comunicazione visiva, regole elastiche e dinamiche, non fisse per sempre, trasformabili continuamente, che seguano il corso dei mezzi tecnici e scientifici usabili nelle comunicazioni visive, che siano soprattutto oggettive, cioè valide per tutti, e che diano una comunicazione visiva tale che non abbia più bisogno di interpreti per essere capita.

Tratto da bluegraphics.it

La proporzione e la posizione delle varie parti di una composizione grafica devono di solito essere in "equilibrio" per facilitare una esatta interpretazione. 

Grazie all'equilibrio si può evitare di realizzare composizioni prive di ordine e quindi sgradevoli. Il non equilibrio è la totale pura casualità, cioè la scelta gratuita della posizione di una figura all'interno di una composizione grafica.

Tuttavia l'equilibrio non deve essere un principio assoluto, altrimenti si rischia di rendere statiche e ferme le nostre realizzazioni. Uno squilibrio compositivo può esprimere una forza dinamica di grande impatto. In un quadro, la posizione asimmetrica di una figura (ad esempio una figura umana) può essere controbilanciata da un oggetto con il quale non ha nessun rapporto fisico (ad esempio un drappo rosso sullo sfondo).

Nelle arti figurative esistono due tipi di equilibri, quello delle forme e quello dei colori. L'equilibrio delle forme si può ottenere anche attraverso una scena estremamente movimentata oppure usando oggetti diversi ma con uguale "peso" visivo. 

Una composizione grafica può anche trovarsi in "non equilibrio" a patto che questa scelta progettuale scaturisca da un attento studio di tutte le componenti della scena e non da una banale casualità.

A volte succede che composizioni dal disegno statico prendano vita se si usano colori vivaci e ben distribuiti. In altri casi si può verificare l'inverso, colori troppo piatti e poco contrastati rendono "bloccata la scena".

 

 

 
 

L'impaginazione

In ogni rappresentazione grafica l’unità strutturale è condizione necessaria per il raggiungimento dell’equilibrio.

 E la struttura di un impaginato paradossalmente non viene definita dagli elementi che lo compongono, come spesso si tende a pensare, ma dagli spazi neutri che questi creano in relazione agli altri elementi e ai bordi del documento.

Un difetto che solitamente si rintraccia sia nei documenti cartacei che in quelli destinati al web, è che sono pieni di testo.

 Si tende a dimenticare che il bianco in un impaginato non è soltanto piacevole, ma è soprattutto utile. Utile per far respirare tutti gli elementi contenuti nella pagina e per renderla più semplice ma allo stesso tempo molto più elegante. Gli spazi bianchi inoltre rappresentano per i nostri occhi delle salutari pause che rendono meno pesante la lettura.

Gabbie per l’Impaginazione
Ma come riuscire a coniugare testo, fotografie ed illustrazioni in modo da dare ad ognuno di loro la giusta enfasi ed il giusto equilibrio? La risposta sta nelle gabbie per l'impaginazione.
Le gabbie, solitamente utilizzate per documenti tipografici (riviste, cataloghi, brochure, etc..), vengono comunemente utilizzate anche dai web design nella creazione delle loro pagine HTML. Già perché una gabbia, come una tabella, non è altro che la suddivisione geometrica di una superficie secondo precisi calcoli e precise proporzioni. Colonne, margini e spazi, influenzati da titoli, foto ed illustrazioni, creano le zone in cui si adagerà il testo. Spesso risulta utile partire da suddivisioni semplici e schematiche, magari anche aiutandosi con una serie di schizzi, per poi affinarle fino ad ottenere soluzioni complesse pur mantenendo l’equilibrio impostato con le gabbie.
Nelle composizioni tradizionali si tende a seguire questo schema compositivo:

     a) impostare le gabbie;
     b) creare il titolo;
     c) posizionare e formattare il testo;
     d) inserire le immagini e gli elementi grafici;
     e) modellare l’insieme.

I blocchi di testo

Il blocco di testo, in effetti è il cardine su cui si costruisce l'intera composizione. Il testo sarà collocato nella gabbia in modo da creare una certa uniformità di composizione. Anche in questo caso, una serie di schizzi può aiutare a valutare l'impatto visivo fra i vari elementi grafici per spezzare la monotonia del testo.
Talvolta, può essere necessario inserire dei sottotitoli per equilibrare la composizione, questi hanno sempre un corpo intermedio tra quello del titolo e quello del testo.
Anche per quanto riguarda la gestione dei paragrafi (o blocchi di testo) può essere utile seguire alcune norme elementari al fine di migliorare la qualità dell’impaginato.
Il valore consigliabile per l'interlinea (distanza fra le righe) è 1,5. Un valore minore, come 1 (interlinea singola), è sconsigliabile per comporre un'intera pagina, in quanto comprime troppo il blocco di testo; la si può eventualmente limitare a porzioni che devono differenziarsi dal discorso principale, come nel caso di elenchi o citazioni. L’interlinea singola è consigliabile solo nel caso in cui i blocchi di testo siano separati fra loro da righe vuote.
Per quanto riguarda la posizione del testo nella pagina, il consiglio è quello di stabilire dei valori per i margini e rispettarli in tutto il documento. Ovviamente è buona norma evitare che i testi si avvicinino troppo ai bordi della pagina.
La leggibilità di un testo è anche influenzata dalla sua giustezza (o lunghezza massima di una riga). Una riga troppo lunga è sconsigliabile perché stanca l'occhio. Così, componendo un documento, è meglio non sfruttare tutto lo spazio orizzontale. Anche nelle pagine web è meglio distribuire il testo lasciando un buon margine da un lato o da entrambi.

Immagini ed elementi grafici

Molto spesso nella composizione grafica è presente un'immagine.
Il suo inserimento inizialmente può creare uno squilibrio visivo che deve essere bilanciato con titoli, sottotitoli, e testo; la composizione perfetta si raggiunge solo quando ognuno di questi elementi, anche lo stesso testo, viene utilizzato per “creare” equilibrio, come fosse un’immagine, con una propria forma ed un proprio colore.
Un ultimo consiglio: non lasciatevi irretire da clip art, ornamenti ed elementi decorativi standardizzati e di cattivo gusto offerti da Internet o da qualche cd acquistato in edicola. Non sono questi gli elementi che danno personalità e attrattiva ad un documento. Molto meglio prendere confidenza con un software grafico e far lavorare la vostra fantasia. E soprattutto ricordate che ogni elemento grafico ed ornamento non deve sembrare casuale, ma avere un senso e contribuire a migliorare la comunicabilità del documento.

 


Leggi della Gestalt e principi di composizione grafica
Data: Tuesday, 12 February @ 13:38:33 CET
Argomento: DIGITAL_LANGUAGES
Autore: Antonio Rizzo

Viaggio breve tra i più noti principi della Gestalt e le loro ricadute e relazioni con il grafic design e la percezione.
Tutto ebbe inizio mentre...
Max era sul treno in partenza per una vacanza quando all’altezza di un passaggio a livello fu attratto dalle luci rosse lampeggianti; gli erano sembrate le luci dell’ingresso di un teatro. Questa illusione gli fece abbandonare...

Max era sul treno in partenza per una vacanza quando all’altezza di un passaggio a livello fu attratto dalle luci rosse lampeggianti; gli erano sembrate le luci dell’ingresso di un teatro.
fig. 1 - ZoeTrope Questa illusione gli fece abbandonare immediatamente l’idea della vacanza. Scese dal treno nella stazione di Francoforte sul Meno dove acquistò uno Zoetrope, uno strumento per animare immagini.
Affittò una stanza in un albergo e nella quiete della sua stanza Max costruì la propria striscia di immagini, fatte non di oggetti riconoscibili bensì di semplici linee e punti.

Ne costruì diverse ed iniziò ad esplorare l’effetto del movimento apparente. Ad ispirarlo in quell’assemblaggio di linee erano le riflessioni di Christian von Ehrenfels, suo maestro a Praga, che circa 20 anni prima aveva sostenuto in una pubblicazione intitolata ‘Sulle qualità della forma’ che una melodia è pur sempre riconoscibile anche quando suonata con note differenti. Per Christian von Ehrenfels era chiaro che se una melodia e le note che la compongono sono così indipendenti allora l’insieme non è la semplice somma delle sue parti, ma qualcosa di più, una Gestalt.

Allo stesso modo Max Wertheimer sentiva che il movimento apparente non è generato dai singoli elementi bensì dalle loro relazioni dinamiche e che non tutte le configurazioni di immagini presentate in rapida successione inducono l’effetto del movimento apparente. Iniziò così, nel 1910, la prima esplorazione sistematica dei principi di composizione visiva, esplorazione che condusse alla formulazione della teoria della Gestalt ed alla enunciazione delle sue leggi.


Di seguito esporremo alcuni dei principi più noti della Gestalt e li metteremo in relazione con altrettante euristiche della composizione grafica al fine di documentare come queste euristiche, che a volte si sono sviluppate e imposte anche autonomamente, trovino nelle leggi della Gestalt una spiegazione e soprattutto una fonte per ulteriori sviluppi.

Partiamo, in questa breve esplorazione, dalle stesse parole di Wolfang Köhler, uno dei due allievi reclutati da Max nel suo soggiorno a Francoforte, tratte da ‘Principi dinamici in psicologia’ (Köhler, 1940; Trad. It. Giunti, Firenze 1966):
Abbiamo dunque chiamato gestalt le unità relativamente indipendenti e dotate di forma che si aggregano nel campo visivo. Al loro interno vale il principio che le loro proprietà dipendono dalla loro posizione nella configurazione totale…
Ciò si vede molto bene nel rapporto di figura e sfondo, due proprietà quasi sempre presenti in ogni percezione visiva…

Nel disegno di fig. 2 si vede come una specie di stella: se si prolungano gli archi che delimitano i tre settori verso l’esterno, fino a formare una circonferenza completa (fig. 3), in un primo momento la stella resta ben visibile. Ma se la sifissa a lungo nel centro, di regola essa scompare improvvisamente dopo qualche secondo, ed al suo posto si vede un’altra stella formata dai tre settori più ampi del disegno.
Questa stella scompare poi a sua volta per dar luogo nuovamente alla prima, e così via. Gli stimoli cromatici sono gli stessi sia nei settori larghi che in quelli stretti: ciò nonostante una proprietà ben visibile, che certamente no sfugge all’osservazione, può passare dall’una all’altra area stellata.

La superficie di quella parte del campo che è stella – sia che si tratti di quella a settori larghi, sia di quella a settori stretti – ha un aspetto compatto, materiale; mentre le superfici interposte sono vuote, puro sfondo.
In contrapposizione a questo modo di apparire, si designa il carattere dell’altra zona come quello di una figura, e ciò perché solo l’area che appare compatta e materiale ha una realtà come gestalt o figura, mentre lo sfondo appare come un’area indifferente e priva di forma, sulla quale (anzi un po’ davanti ad essi) la figura è posta.
Resi attenti da quell’esempio, rileviamo che ogni superficie segregata in modo da costituire un’unità indipendente nel campo visivo, che noi chiamiamo gestalt, si distingue visivamente dallo sfondo circostante per questa proprietà della compattezza o materialità, e che ogni oggetto nello spazio visivo possiede questo carattere.

Figura 1. Zoetrope (in alto a sx)
Figura 2. Stella di köheler
Figura 3. Doppia Stella di köheler

Legge della Figura/ Sfondo: Uno stimolo é percepito solo in contrasto al suo sfondo

Il principio della figura/sfondo è uno dei principi base della percezione ed è usato continuamente nella composizione grafica.
In ultima analisi si riferisce alla nostra abilità di distinguere i potenziali oggetti in base al contrasto, ed infatti nei termini del graphic design esso è noto come principio del Contrasto.



Graphic Design: Usare il contrasto per aggiunge interesse visuale al documento e creare gerarchie e connessioni fra i vari elementi. Il contrasto deve essere netto e non solo accennato (altrimenti si ha semplicemente conflitto).




Legge della Prossimità: Più sono fra loro vicini due o più elementi maggiore è le probabilità che essi siano visti come una figura.



Graphic Design: Raggruppare elementi semanticamente contigui attraverso la vicinanza spaziale





Legge della Similarità: Elementi visivi tra loro simili (per forma, colore, dimensione, movimento, etc) saranno visti collegati.
La similarità è un prerequisito per notare la differenza.




Graphic Design: Fornire ritmo e consistenza ad documento per mezzo della ripetizione, che permette di rafforzare i legami fra parti separate






Legge della Chiusura: Linee e forme familiari anche se non sono chiuse e complete sono percepite come linee continue e forme chiuse piuttosto che come linee e forme incomplete.
Uno stimolo viene completato creando bordi artificiali




Graphic Design: Allineare gli elementi grafici in modo da creare dei collegamenti fra elementi interrelati attraverso l’organizzazione dello spazio secondo linee invisibili. Questo è più semplice adottando un allineamento laterale piuttosto che centrale


In conclusione di questa breve eplorazione delle relazioni tra la Psicologia della Gestal ed il Graphic Design suggeriamo per chi volesse iniziare ad approfondire i rispettivi argomenti:

Robin Williams (1994) The Non-Designer Design Book. Berkely, CA: Peachpit Press

Gaetano Kaniza (1980) La grammatica del vedere. Bologna: Il Mulino


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